Cate Blanchett apparve per la prima volta a Venezia nel 1999 con The Talented Mr Ripley, proprio mentre la sua carriera internazionale stava decollando. Da allora è tornata spesso, dalla vittoria della Coppa Volpi per I’m Not There nel 2007 fino al ruolo di presidente di giuria nel 2020. Quest’anno la sua presenza ha avuto la stessa misura che porta nelle sue interpretazioni, intenzionale e mai forzata. Durante un panel ha descritto il cinema come “una serie di echi che ritornano quando meno te lo aspetti”, una frase che ben si adattava sia alla sua carriera sia al ritmo stesso del festival.
Venezia, dove il cinema si mette alla prova
L’82ª edizione ha dato spazio a registi più giovani, con oltre una dozzina di film firmati da under 40. Per il festival cinematografico più antico del mondo, fondato nel 1932, questa scelta ha un peso. Venezia è spesso stata in anticipo sui tempi rispetto a ciò che decide di premiare. Somewhere di Sofia Coppola vinse il Leone d’Oro nel 2010, accolto con scetticismo allora ma oggi rivalutato come una delle opere più influenti del cinema silenzioso del decennio. The Fountain di Darren Aronofsky divise la critica nel 2006, ma oggi è considerato un punto centrale della sua carriera. Venezia non insegue il consenso, misura i film da ciò che resiste nel tempo.
Venezia è sempre stata un luogo in cui il modo in cui ci guardiamo conta tanto quanto ciò che vediamo. Quest’anno diverse prime hanno abbracciato la precisione del digitale, con camere capaci di catturare ogni poro e ombra, mentre altre hanno scelto deliberatamente il 16mm e la grana per il gusto dell’espressione. L’avanzamento tecnico delle lenti permette oggi una chiarezza quasi chirurgica, eppure i registi scelgono sempre più spesso l’imperfezione come mezzo per ritrovare atmosfera. Questa tensione rispecchia ciò che accade fuori dalla sala. Gli occhiali da sole al Lido sono più che scudi contro il riverbero adriatico, sono scelte di prospettiva. La montatura giusta non si limita a tagliare la luce, incornicia il modo in cui il mondo viene letto. In una città costruita sul riflesso, dall’acqua al vetro, la prospettiva che porti con te definisce la storia che racconti.
"Il visionario è l'unico vero realista. Ciò che vedi in un film non è solo un'immagine del mondo, è il mondo stesso filtrato dall'immaginazione. Inventare non significa sfuggire alla realtà, ma ricrearla nella sua forma più essenziale."